Promesse matrimonial: cosa è cambiato

di Gianni Puglisi Commenta

Scambiarsi le promesse matrimoniali sull’altare davanti agli amici e ai parenti è sempre un momento emozionante: promettere amore eterno fino all’ultimo giorno della propria vita è la promessa più amata dagi sposi e quella che, volenti o nolenti, strappa sempre una lacrima agli invitati più sensibili. Oltre alle promesse classiche, però, le coppie di oggi amano scambiarsi altri giuramenti che hanno ben poco a che vedere con l’amore e il rispetto reciproco.

Una ricerca pubblicata su InsuranceLine condotta su 1200 coppie australiane ha infatti mostrato gli aspetti più pratici, e meno romantici, delle promesse matrimoniali scambiate sull’altare. Il 34% dei futuri sposi hanno ammesso di non voler includere la promessa “finché morte non ci separi”, mentre oltre il 70% delle donne (e il 60% degli uomini) vorrebbe chiedere al partner di non commettere tradimento e di non assumere un atteggiamento disonorevole on line, soprattutto in chat o sui social network.

Oltre ad essere attente alla fedeltà del futuro coniuge, moglie e marito sceglierebbero sempre di più il matrimonio civile, una formula non cattolica che permetterebbe agli sposi di sentirsi più liberi e tutelati sotto gli aspetti finanziari: non è insolito, infatti, che gli sposi si rechino da un avvocato per sottoscrivere un patto prematrimoniale, una realtà che si realizza soprattutto quando lo sposo, o la sposa, è ereditario di una grande fortuna.

Oltre agli obblighi finanziari e alla fedeltà coniugale, gli sposi ammettono di apprezzare e di voler citare la promessa che obbliga lo sposo e la sposa a prendersi cura l’uno dell’altro, in salute e in malattia; una promessa che, come hanno confermato gli sposi australiani intervistati, riassume l’amore e la dedizione che una coppia dovrebbe dedicarsi ogni giorno per sempre (o almeno fino al divorzio).

A seguito dei risultati made in Australia non possiamo non interpellarvi: quale promessa matrimoniane amate di più? Quale aggiungereste?

Photo Credits | Thinkstock

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