Diario di una sposa, la scelta del rito e della cerimonia

di Gianni Puglisi 1

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Qual è il secondo step dopo la proposta di matrimonio e l’anello di fidanzamento, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana? Ovviamente è da questo momento che inizia il vero lavoro, a cominciare dalla scelta del rito e del tipo di cerimonia da adottare.

Lo abbiamo già accennato nel precedente articolo: tutto dipende dal carattere, dall’indole e dalle esigenze degli sposi: la moda, le tendenze e lo stile dovrebbero passare in secondo piano, altrimenti corriamo il rischio di ritrovarci a disagio per un’intera giornata e il nostro matrimonio diventerà un piccolo incubo e non, come dovrebbe essere, un giorno speciale e indimenticabile. Il budget, inoltre, è un’altra voce che pesa moltissimo: inutile negarlo, specie in tempi come questi, dominati dalla crisi economica e da sacrifici più o meno grandi.

Una cerimonia basic e minimal, dunque, è quella che abbiamo scelto: volutamente, perché ci piace così, ma anche forzatamente, perché il budget economico a disposizione non è affatto stellare.

Il rito attraverso cui celebreremo il matrimonio è quello civile: questo aspetto è molto personale e intimo e non dovrebbe essere influenzato da nessun fattore esterno. Non è il nostro caso, fortunatamente, ma purtroppo esistono molte coppie che si fanno convincere a optare per un matrimonio in chiesa unicamente a causa di pressioni, più o meno forti, da parte dei parenti più stretti. Il rispetto per il culto, per il luogo e per la religione stessa dovrebbe dissuaderci dal farlo, se non siamo credenti e non lo vogliamo fino in fondo: è il nostro matrimonio e dobbiamo essere noi a scegliere come concretizzarlo.

Il rito civile è (o dovrebbe essere) intrinsecamente più sobrio e meno sfarzoso, anche in termini di decorazioni floreali: in questo caso è un gran vantaggio, visto che chi vi scrive non ama affatto i fiori e preferisce un low profile anche in tal senso.

Photo credit | Thinkstock

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