Il matrimonio secondo Beautiful: se la fantasia diventasse realtà

di Gianni Puglisi Commenta

beautiful matrimonio fantasia e realtà

Beautiful, ovvero la saga infinita dei matrimoni incrociati: una telenovela coi fiocchi, che dopo venticinque anni di onorata carriera miete ancora successi e picchi incredibili di ascolto. Ma a voler fare qualche statistica, pensateci: quante volte Ridge e Brooke si sono uniti in matrimonio? E quante la bionda Logan con i fratelli (e anche il padre non biologio) del Forrester più amato?

Per non parlare del fatto che, in questa soap opera fashion, le nozze sembrerebbe siano la cosa più semplice, facile e immediata da realizzare. Pura fantascienza, in altre parole. Essendo recentemente passata attraverso l’odissea della preparazione di un matrimonio la cosa non può che farmi quantomeno sorridere.

Se Beautiful si concretizzasse nella realtà dovremmo sospettare, prima di tutto, di nostra madre e della sua capacità di non innamorarsi puntualmente del fidanzato che dice di amarci alla follia: una situazione particolarmente urticante e fastidiosa che la dolce e paziente Bridget ha dovuto subire per ben due volte da parte di Brooke: prima con Deacon (con cui ha per giunta avuto la bimba Hope, che sta per sposarsi ed è miracolosamente cresciuta nel giro di un paio d’anni) e poi col tenebroso e rude Nick.

Ci innamoreremmo di persone sempre diverse (ma comunque appartenenti a un ristretto ed elitario gruppo, come i Bacchiadi nell’antica Grecia) fino al punto di volerci unire in matrimonio circa due o tre volte all’anno e le nostre nozze sarebbero perfettamente organizzate in ogni piccolo aspetto pur con uno scarsissimo preavviso, che varia dai tre giorni a un mese circa. Nel giro di un paio di settimane, nell’ordine: scocca la scintilla, cambiamo idea e fuggiamo su un’isola dove mangiamo per sbaglio funghi allucinogeni, lui fa la proposta, poi ci ripensa o in alternativa ci tradisce e noi, alla fine, decidiamo che non possiamo vivere senza di lui pur avendolo tradito a nostra volta col fratello o col padre.

Di certo il vestito da sposa apparterrebbe al celebre stile cosiddetto a meringa: pomposo, enorme, con velo e strascico chilometrico. Fortissima la similitudine di questi modelli anche con lo zucchero filato che si vende nelle sagre di paese. E, al bando le Chiese e i banalissimi Comuni, ci sposeremmo come minimo in riva al mare o nel giardino di una casa lussuosissima, con musiche suonate dal vivo da un’orchestra chiamata appositamente, un prete che inventa lì per lì le frasi del rituale e uno scambio di promesse probabilmente redatto unendo una decina di bigliettini dei Baci Perugina.

Photo credit| Getty Images

 

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