Diario di una sposa, la proposta e l’anello di fidanzamento

di Gianni Puglisi 3

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Questo che leggete è il primo di una serie di articoli, che avrà come protagonista proprio chi vi scrive: ogni settimana vi racconterò qualcosa riguardo i preparativi del mio matrimonio, che sarà celebrato a metà aprile. Una sorta di diario che potrà essere utile a tutte coloro che si accingono a fare il grande passo e che magari servirà per prendere spunto e avere qualche dritta in questo momento frenetico di preparativi.

Partiamo da una premessa doverosa, spiegando chi sono gli sposi. Perché è proprio da questo che dipende la tipologia di cerimonia che scegliamo di adottare: il carattere e l’indole dei due e la situazione economica contingente sono i parametri che determinano tutto il resto.

C’è chi si sposa dopo un breve fidanzamento e chi, come la sottoscritta, lo fa dopo ben dieci anni di fidanzamento e quasi quattro di convivenza: la decisione è dettata da esigenze personali, finanziarie e da un insieme di fattori emotivi e personali incredibilmente variabili da individuo a individuo. Questo perché ogni coppia ha i suoi tempi e, in questo caso, gli sposi hanno ben ponderato e meditato la decisione, per usare un eufemismo.

Carattere degli sposi: basic, minimal e poco ortodosso, tanto che è stata la sposa a fare la proposta. E non perché lui non si decidesse/volesse, ma perché può accadere anche questo quando non ci sono ruoli, regole predefinite e schemi di sorta. Improvvisazione è stata la parola d’ordine!

Anello di fidanzamento: inizialmente  non volevo riceverlo, considerandolo non indispensabile. Poi, come quasi tutte le donne, ho cambiato improvvisamente idea, ma a patto che la pietra scelta non fosse un diamante. Motivo? Fondamentalmente determinato dalla consapevolezza che, per quanto bello e prezioso, dietro un diamante ci sono spesso scenari di guerra e sofferenza difficilmente controllabili e individuabili da chi decide di acquistarne uno. Ovviamente questo non vuole in alcun modo essere un’accusa a chi lo indossa, tutt’altro: è semplicemente una scelta personalissima e intima.

In questo caso specifico si tratta di un’ametista, una delle pietre più ricche di significato e potenti nella cristalloterapia, che ha la proprietà, con la sua sola presenza, di purificare tutti gli altri cristalli: nell’antichità veniva chiamata pietra benefica e la tradizione la definisce anche pietra sacra degli amanti. L’ametista è piccola e discreta, incastonata in un semplice anello a fascia intrecciata, senza fronzoli e d’oro bianco. Anche in questo caso l’anello rispecchia il carattere di chi lo porta: discreto, minimale e non appariscente.

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