Questa potrebbe essere considerata una domanda un po’ bizzarra, in realtà non lo è. Con la quantità di divorzi e separazioni che ci sono al giorno d’oggi capita sempre più volte che si arrivi alla possibilità di “seconde nozze“.
Ma quante persone sono disposte a correre di nuovo il rischio? Se da un lato cerchiamo tutti l’anima gemella, quella con cui passare il resto della nostra vita, dopo aver sbagliato una volta siamo anche più restii.
In genere la fine di un matrimonio porta dolore, recriminazioni, divisioni di bene, se si hanno figli anche a doversi mettere d’accordo su affido condiviso, giorni di visita, spese e quant’altro.
Chi ce lo fa fare quindi di pensare alle nozze? molte persone semplicemente decidono di convivere, complice magari anche l’impossibilità di sposarsi, devono passare tre anni dal momento della separazione legale.
Convivere è un po’ come essere sposati senza però avere dei vincoli. Si sta insieme e, malauguratamente non dovesse funzionare, ognuno per la sua strada. I figli che nascono dall’unione vengono riconosciuti da entambi i genitori.
La convivenza è così normale oggi che nessuno ci fa caso. I bimbi hanno il cognome di papà e di problemi non ce ne sono, dal punto di vista legale o davanti al mondo. Una volta era ben diverso.
Quindi perchè risposarsi? Affrontare una nuova cerimonia anche solo in comune? Spese per l’organizzazione delle nozze e un documento che vincola i due.. per sempre?
Certo si parte un po’ prevenuti. Ci si era sposati con l’idea che durasse per sempre e non è andata così, quindi ora chi ci garantisce? Sappiamo bene che le cose possono andar male. Dovremmo affrontare un nuovo divorzio, altri tre anni, spese, avvocati eccetera, eccetera.
Però c’è chi lo rifà. Si risposa perchè ci crede, perchè sa che ha commesso un errore e come non ripeterlo. Forse ha solo trovato davvero la persona giusta, magari è cresciuto moralmente e spiritualmente ed è in grado di affrontare una vita a due in modo differente.
Risposarsi è un atto di fiducia verso il partner, ma anche affrontare le proprie paure.
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