Sposa atea? Il matrimonio è nullo per la Chiesa e per lo Stato

di Gianni Puglisi Commenta

Divorzio

Nel nostro paese, il matrimonio cattolico, ovvero quello celebrato in Chiesa dinanzi ad un ministro del culto nel rispetto di alcune precise condizioni, ha gli stessi effetti di un matrimonio civile.

Secondo la Corte di Cassazione di Bologna però, se alcune di queste condizioni non sono state rispettate e la Sacra Rota ritiene giusto e legittimo l’annullamento del matrimonio, questo perde ogni suo effetto anche a livello civile.

La Corte di Cassazione di Bologna è arrivata a questa conclusione dopo che due coniugi, cattolico lui e atea lei, hanno richiesto e si sono visti concedere nel 2005 l’annullamento del loro matrimonio celebrato nel 1996. La decisione della Sacra Rota è stata poi resa legittima a tutti gli effetti dalla Corte di Appello di Bologna.

La donna, però, ritenendo ingiusto che la decisione della Sacra Rota avesse effetto anche sulla parte civile e giuridica del matrimonio – il che vuol dire che alla donna non sarebbe stato concesso nessuno dei diritti di una donna divorziata, primo tra tutti l’assegno di mantenimento – ha impugnato la sentenza, ma, arrivata all’ultimo grado di giudizio, si è vista respingere il ricorso.

La Corte di Cassazione di Bologna, infatti, ha dato ragione alla Sacra Rota, validando l’annullamento del matrimonio perché la donna ha finto di essere cattolica per sposarsi, pur non essendolo, il che provoca la mancanza di una delle condizioni necessarie alla validità del matrimonio religioso, ovvero la fede di entrambi nella religione cattolica.

Per i giudici bolognesi in questo matrimonio c’è stata una “simulazione totale della parte convenuta” e, di conseguenza, una “divergenza assoluta tra volontà e dichiarazione” che rende nullo tanto il matrimonio religioso quanto quello civile.

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