I matrimoni in Africa hanno un sapore nettamente diverso da un matrimonio italiano o europeo. I matrimoni africani si basano infatti su antichi rituali anche se questi appaiono sempre più in via d’estinzione.
Diamo uno sguardo ad alcuni di essi. Ad esempio quello che vede protagoniste le donne berbere in Marocco che baciano il ginocchio della propria figlia prima di concederla in matrimonio. Poi ci sono le danze durante la settimana rituale dei matrimoni del popolo Rashaida in Eritrea. In quei giorni di festa gli ospiti danzano, assistono a corse di dromedari e partecipano a lauti banchetti. Nei Monti dell’Atlante invece, sempre in Marocco, ragazze vergini possono essere concesse in matrimonio nella fiera annuale delle spose a Imilchil.
Namibia: durante la danza ondjongo, le donne si ricoprono il corpo di ocra rossa e grasso misto a erbe e resina, ottenendo un colore che simboleggia la terra e il sangue, ossia la vita. La sposa, invece, nasconde il volto con un ombrello per proteggersi dagli sguardi indiscreti.
Sempre qui non può mancare l’ekori, un copricapo nuziale in cuoio che viene passato da madre in figlia. A nord di Pretoria invece, in Sudafrica, la sposa del popolo Ndebele attende la cerimonia avvolta in una coperta rituale che l’accompagnerà poi in numerosi altri eventi importanti per il resto della vita.
La tradizione Masai ci racconta anche della donna appena maritata che si rifiuta di entrare nella capanna della nuova suocera finché non sarà soddisfatta dai doni ricevuti dalla famiglia dello sposo, mentre le donne del popolo Wodaabe del Sahel si preparano alle nozze coprendosi il capo con un velo, un segno di modestia e riservatezza.
Una cosa, comunque, appare certa e assai lontana dalla nostra cultura: i matrimoni tradizionali africani, siano essi di famiglie facoltose o povere, implicano spesso celebrazioni lunghe e complesse che si protraggono per diversi giorni.